Genitori, come essere una base sicura

In questo articolo si parla di come gli adulti possono essere una “base sicura” per i bimbi, infatti le figure di accudimento svolgono un ruolo fondamentale durante la relazione primaria del periodo 0-6 anni non solo nei bisogni fisiologici dei bimbi, ma soprattutto promuovendo i suoi bisogni di sicurezza, appartenenza e stima, attraverso un corretto stile relazionale che comprende anche somministrazione delle regole.

Per una sana crescita psicofisica di vostro figlio è importante:

CONTENERE LE EMOZIONI DEL BAMBINO

base sicura
I genitori sono dei contenitori di emozioni

Il bambino è mosso dalle emozioni talvolta così intensamente da farsi travolgere… la sua corteccia pre-frontale (la parte del cervello deputata a questo) non è ancora pienamente matura, quindi è il genitore che deve funzionare da contenitore emotivo. Ma come? Incontrando il figlio in quella emozione, ovvero mostrare empaticamente che lo si comprende, gli si è vicino (ad esempio, abbassandosi fisicamente al suo livello, avvicinandosi, magari abbracciandolo e dicendo “vedo che sei proprio triste/arrabbiato/spaventato, mi spiace, sono qui con te finché non passa).

Successivamente si potrà suggerire una via d’uscita, con una fiaba o a partire dalla PROPRIA STORIA. Il genitore può infatti recuperare episodi della propria storia per raccontare al figlio come lui stesso ha superato quell’ostacolo; quale soluzione ha trovato, di che risorse si è avvalso. Non c’è nulla di più interessante per i figli della storia dei propri genitori, che diventa una mappa delle emozioni in cui orientarsi. Con questo bagaglio di esperienza ereditata, che rafforza il senso di appartenenza e quello di identità, affronteranno la realtà (si possono recuperare anche foto di quando mamma e papà erano piccoli, chiedendo ai nonni…)

PENSARSI COME MAESTRI DI REALTÀ

base sicura a colazione
Anche i pasti insieme aiutano a creare alleanza e una base sicura

Come nello svezzamento sminuzziamo loro il cibo, così possiamo altrettanto rendere più “digeribile” la realtà nella sua complessità, spiegando cosa sta accadendo e cosa sta per accadere, rassicurandoli. Finché il figlio non possiede la cognizione del tempo (intorno ai tre anni), faticherà a vivere i passaggi, le transizioni, perché non ha ancora realizzato quello che un tempo si diceva la “costanza dell’oggetto”, ovvero l’esperienza (accumulata con la routine quotidiana) che la relazione d’affetto primaria continua sempre, perdura anche nelle assenze del genitore.

Se il figlio sente come propri alleati mamma e papà, se li sente accompagnarlo con affetto dalla colazione alla scuola, dal gioco alla cena, dalla televisione a mettere il pigiama, per non parlare del lavarsi i denti prima di andare a letto e addormentarsi, il bambino può affrontare con maggior fiducia questi passaggi. E’ vero che per i genitori queste sono transizioni molto rapide, invece per i figli piccoli vanno costruite con pazienza, finché diventano percorsi interiori famigliari, che quindi si riescono ad attraversare senza intoppi.

ESSERE SPECCHI CONVERGENTI

base sicura genitori
fare sintesi anche per i genitori per stabilizzare una base sicura

Mamma e papà, dalle loro prospettive irriducibilmente differenti, restituiscono al figlio uno sguardo su come lo vedono, e il figlio si può specchiare in questo sguardo per somiglianza (nel genitore dello stesso sesso) e per differenza (nel genitore di sesso opposto). Quello che vede mamma non è del tutto quello che vede papà, e il figlio deve imparare a fare sintesi di queste due prospettive. Questo significa che è il legame a dirmi chi sono, a dire la verità di me.

A volte questa verità sarà più facile da guardare, altre volte sarà faticoso mettervisi di fronte, ma è l’affetto del genitore per il figlio, perché è figlio (non per quelle che fa), che permette di tollerare e superare, integrandoli, anche quegli aspetti più immaturi o “spigolosi” del carattere. Il corollario interessante è che i genitori possono non litigare se hanno idee differenti sul figlio, ma anche loro imparare a fare sintesi con le reciproche prospettive.

Conclusioni

In fondo, si è stati prima figli che genitori, e questo ci permette di attingere alla nostra esperienza in quanto tali: se ci accorgiamo di non aver superato o fatto pace con alcuni aspetti del nostro sentirci figli, è proprio questo il momento giusto per riguardarli e prenderli in mano con benevolenza! Anche a questo serve la consulenza psicopedagogica alla genitorialità.

Bibliografia:

  • V. Maioli Sanese Ho sete, per piacere, Marietti Ed. 2004
  • V. Maioli Sanese Chi sei tu che mi guardi , Marietti Ed. 2010
  • E. Rovagnati, Una fiaba perché, Bonaccorso Ed. 2007
  • E. Rovagnati, Le Fiabussole, Ericksonlive, 2020
  • D. Siegel No-drama discipline, Scribe publications 2015